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Laudatio

PREMIO GIUSEPPE ALBERTINI

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Bruno Martignoni, un campione del mondo… proiettato nel futuro
Con i ticinesi  Matteo Tosetti e Igor  Mijatovic, Bruno ha fatto parte  della squadra svizzera, che si è laureata  “Campione del Mondo U17” , titolo conquistato con la maglia rossocrociata in Nigeria in un torneo memorabile dove la Svizzera sconfisse in finale la squadra di casa per 1 a 0. 
Martignoni fece parte di quella meravigliosa spedizione, giocando anche nella finale ,  mettendosi in evidenza per le sue grandi doti di calciatore dall'enorme potenziale. Potenziale che nel 2010 lo portò ad essere tesserato  nella  squadra italiana di Seria del Cagliari.  Purtroppo con scarso successo, forse un appuntamento con il grande calcio, arrivato troppo presto, ma l’esperienza raccolta sull’isola sarda è stata sicuramente importante.  Rientrato in Svizzera, fu Il Locarno il suo club di appartenenza, a rimandarlo nella mischia. Un anno in Challange League, con ottimi risultati,  tali  da indurre i tecnici dell’Aarau a mettere gli occhi su di lui. Detto, fatto. Martignoni firma  per la compagine argoviese e da subito conquista la maglia da titolare, disputando un girone d’andata con ben 16 presenze  Per il giovane calciatore sopracenerino,  laterale sinistro, la prima giusta consacrazione per un talento non ancora espresso al meglio.   Grazie quindi all’enorme energia messa a sua disposizione da vari tecnici del Team Ticino, ha finalmente potuto esplodere. Secondo molti addetti ai lavori, l’Aarau deve essere un punto di partenza e non un punto d’arrivo. Bruno ha veramente un potenziale fuori norma per un  giocatore svizzero, l’importante che lui riesca a trovare quel rendimento costante, per potersi imporre ad alti livelli. Dotato di una buona tecnica, in difesa  può giostrare   in qualsiasi ruolo. Dispone di un ottimo senso tattico,  ha attitudine al gioco offensivo,   una pedina importante nello scacchiere difensivo delle squadre dove ha militato. 
Nato   22 anni fa a Gambarogno, tesserato nel 2000 per l‘US Gambarogno, dove rimase fino al 2004. Poi 2  anni passati nel Gordola e dal 2006 il Locarno lo tessera e gioca fino al 2010 nei vari team del Team Ticino  (U14/U16/U18). Poi l’avventura cagliaritana,  dopodichè la CL e adesso la Super League.  Non solo le apparizioni con la Nazionale U17, ma anche dei gettoni di presenza con la U20 e ultimamente con la U21 di Pierluigi Tami. Come dicevamo una carriera appena iniziata  e siamo sicuri che vedremo il talentuoso difensore mettersi in evidenza sia in campo nazionale, come pure in quello internazionale. (foto Ti-Press)


PREMIO AL MERITO SPORTIVO

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Giampiero Cambrosio,
un arbitro comme il faut

Geo Balmelli, che divenne famoso per aver giocato nella stagione ‘53/54 come professionista a Varese, vedendo che come giocatore non aveva molte possibilità di fare carriera, gli consigliò un giorno – quasi per scherzo – di provare a fare l’arbitro. Giampiero Cambrosio, che le sfide amava affrontarle anche con una certa incoscienza, accettò. E così, cominciò a scalare la categoria, passo dopo passo, fino ad arrivare a calcare i campi della serie A. Lo ricordiamo soprattutto nelle epiche sfide ticinesi, i famosi derby del boom del basket luganese, quando in serie A c’erano Federale, Lugano Molino Nuovo, Viganello e Pregassona. Diventò famoso soprattutto in coppia con Marelli, compagno fedele di tante battaglie.
Cambrosio fece carriera, la sua condotta di gara era quasi sempre lineare, certo non mancavano le polemiche, ma lui sapeva affrontarle dall’alto della sua… cocciutaggine, perché per lui il regolamento era sacro e farlo rispettare era un dovere. Giampiero si fece rispettare, a tal punto da sfondare anche in campo internazionale. Molti i riconoscimenti anche in questo settore. Il più importante venne però da colui che considerava come suo modello d’arbitro, uno dei direttori di gara più famosi in campo internazionale. Parliamo dello jugoslavo Bosha Belosevic che, quando  decise di chiudere la sua gloriosa carriera, nel suo ultimo match a Madrid, volle chiamare al suo fianco proprio Giampiero. Un episodio rimasto in cima ai ricordi, uno dei più belli in assoluto, visto appunto il prestigio del personaggio. Come pure quando, un giorno il grande fuoriclasse Kicianovic disse a Gianpiero… “Ciao maestro…”.
Attaccate le… scarpette al chiodo, Cambrosio è poi diventato apprezzato commissario di campo, ruolo che ha portato avanti per alcuni anni, ora ha deciso di chiudere e di seguire le partite direttamente dalla tribuna. Giampiero è stato sicuramente uno dei direttori di gara più validi che il Ticino abbia mai avuto, da lui sicuramente la nuova generazione deve imparare. In occasione di un nostro recente incontro ci ha detto: “Il valore di uno sportivo lo si vede soprattutto dalla sua umiltà, dalla sua voglia di imparare, dalla sua giusta e positiva attitudine, anche nei momenti difficili”. Giampiero ha però un ringraziamento speciale, e va a sua moglie Lucia “che mi ha sopportato per cosi tanti anni, paziente specialmente quando io ero spesso fuori casa per gli impegni sportivi. A lei come ai miei figli Boris e Libor va il mio affetto incondizionato”.
I campioni nascono anche così, Grazie Gianpiero.

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Luigi Larghi, 
oltre le sue barzellette
Luigi Larghi e le sue barzellette, non accendetelo sennò scoprirete un atout storico che va ad aggiungersi al quasi mezzo secolo di impegno nel magnifico globo delle bocce. Cinquant’anni in cui la sua fedeltà non lo ha fatto cambiare con facilità colore, come accade per molti bocciofili. Sono due le sezioni di cui ha vestito la maglia: la SB Centrale di Novazzano e la SB San Gottardo di Chiasso. I suoi soci storici sono stati Carlo Colombini (ottimo puntista), la pluricampionessa nazionale e medaglia di bronzo ai mondiali di Roma nel 2010 Milly Recalcati, Giovanni Gerosa, Arturo Marinoni, Luigi Mariani e soprattutto Guido Morelli e Maurizio Dalla Fratte. Con questi ultimi due ha sbancato diversi gran premi. In primis i campionati svizzeri di terna nel 2000, 2002 e 2009. In quest’occasione senza Morelli ma con l’ex nazionale Roberto Fiocchetta. Il suo altruismo non gli ha impedito di togliersi qualche soddisfazione individualmente. Come nel caso del campionato svizzero di qualche anno fa e quello per veterani conquistato pochi mesi orsono. Non contiamo, poi, le gare internazionali e quelle locali sulle quali ha posto il suo sigillo.
La sua esperienza l’ha pure trasmessa agli U21, alle donne e ai nazionali impegnati ai Mondiali o agli Europei. Dalla transenna a bordo viale di quel tanto moderno quanto pacchiano Palazzo di Bocce di Orion, nei pressi di Detroit, ha assistito nel 2005 alla storica vittoria di Davide Bianchi ai mondiali individuali contro la “macchina” italiana Gianluca Formicone. Più di cinque ore di partita. Anche in quell’occasione Larghi (che non si perde in tante teorie) ha dato pochi, umili ma determinanti consigli al futuro campione del mondo in un’avventura incredibilmente intensa. Oppure il suo contributo nella movimentata trasferta brasiliana di Paso Fundo, dove Dalle Fratte, Fiocchetta e Bianchi ai quali (per alcuni errori dei direttori di gara) è stato sottratto un posto sul podio.
Tant’è, Larghi non ha mai varcato il confine della polemica, in una disciplina tanto genuina quanto nota per le innumerevoli discussioni. Chiacchiericci spesso però smorzati da una stretta di mano e un bicchiere di buon vino al bancone di quei pochi ristoranti rimasti disponibili ad ospitare il gioco delle bocce. Un gioco eccezionalmente creativo, mentalmente stressante e molto sano. Già, sano: in corsia ci si muove di testa e di corpo. Sarà per questo che Luigi Larghi, non più ragazzino, riesce a vincere e dimostrarsi tremendamente terribile quando ancor’oggi gioca. Saranno le sue scatolette di Ricola che gli avversari scambiano per caramelle, ma che al loro interno conservano polvere di maiolica. Senza quella polverina magica che cosparge sulle mani e sulle bocce, non abbozza neanche una raffa.
E le barzellette dicevamo: voi ponetegli un elemento e lui, su quello, conierà la sua storiella divertente. Un computer di battute. Come nel 2002 quando ai Mondiali per club in Brasile ha passato 12 giorni a raccontarle all’infortunato Dalle Fratte. Un factotum e – grazie alle sue innumerevoli conoscenze -  prezioso uomo dei cosiddetti “money”. Colui senza il quale molte attività della Bocciofila San Gottardo non potrebbero essere realizzate. E questa non è una delle sue tante barzellette… 

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Giangiorgio Spiess,
l'avvocato con il pallino del pallone

Ricordo da ragazzo le divertenti e simpaticissime partitelle tra amici della domenica mattina sul campetto di casa sua, con tanto di ricco aperitivo al novantesimo, sia che lui vincesse o perdesse…; lo rivedo, poi, negli spogliatoi di Cornaredo in qualità di presidente del FC Lugano, carica che ha ricoperto dal 1976 al 1987; e non posso scordarlo in qualità di dirigente dell’ASF, come delegato e responsabile al seguito della nostra nazionale negli anni Novanta. Nella sua carriera dirigenziale è stato anche membro del Comitato centrale dell’ ASF e vice-presidente della Lega Nazionale dal 1985 al 1994. Dire che Giangiorgio Spiess, per tutti l’Avvocato (con la a maiuscola) del calcio ticinese e svizzero, ha sempre avuto il pallino per il pallone è scontato; ribadirlo in questa occasione di “Premio al merito sportivo” è invece opportuno e doveroso per sottolineare i meriti di “Giangio”, un personaggio molto conosciuto nel mondo del calcio grazie ai suoi parecchi e importanti incarichi che lo hanno portato, come detto, fino all'UEFA di Michel Platini dove è stato membro del comitato esecutivo e direttivo del massimo organismo calcistico europeo dal 1996 al 2008. Questi suoi prestigiosi compiti dirigenziali gli hanno consentito di conoscere il football, le sue dinamiche, la sua costante evoluzione e i suoi segreti anche fuori dai confini rossocrociati; non è poco per un appassionato calcistico nato e cresciuto tra Sorengo e Cornaredo. I suoi molteplici impegni dirigenziali l’hanno costretto a confrontarsi regolarmente con i media: sì, in qualche caso sembrava che si concedeva a taccuini, microfoni e telecamere con eccessiva parsimonia e prudenza, ma poi con il tempo abbiamo imparato a conoscere e a riconoscere la sua abile diplomazia e le sue indubbie competenze, tanto che ogni intervista e ogni incontro con lui erano sempre una ghiotta occasione di arricchimento e di costruttiva crescita professionale. Giangiorgio Spiess, oggi ottantenne in eccellenti condizioni di salute, è per noi ancora un punto di riferimento di saggezza calcistica: la sua passione per il bianconero (il Lugano e la Juventus sono, da sempre, le sue squadre del cuore !) non gli hanno fatto certo dimenticare i colori di una vita nella quale ha coltivato e coltiva anche vari passatempi extra-calcistici. Ed oggi quei colori sono anche quelli delle maglie dei tanti “Pulcini” e “Allievi” delle squadre della Svizzera italiana che grazie alla Fondazione Footuro, fondazione creata a sostegno del calcio giovanile ticinese e presieduta proprio dall’avvocato Spiess, potranno essere sostenuti nella loro attività. Da Lugano fino all’UEFA, passando per Berna: un viaggio di andata e ritorno, se oggi lo ritroviamo ai bordi dei campi di Cornaredo. Complimenti e auguri caro Giangio ! 

ARO